Albeggia quando lasciamo la bella villa di David. È nuvoloso e dalle previsioni meteorologiche ci aspettiamo la pioggia.
Tutto è scuro. Il sole ancora non illumina Il nostro cammino. È un paesaggio affascinante a cui non si è abituati, l’alba.
Raggiungiamo ben presto il bosco e dopo aver superato un paio di paesi, entriamo nel bosco delle Cerbaie. Un ambiente incantato in cui i sentieri si sviluppano in una fitta macchia tra querce, abeti bianchi e ontani. Dopo vari saliscendi usciamo dal bosco e ben presto raggiungiamo una pista ciclopedonale che ci porta a Ponte a Cappiano, famoso per il suo Ponte Mediceo. Sulla sua piazzetta principale facciamo finalmente colazione nel primo bar che troviamo aperto. Ormai c’è luce, anche se il sole è coperto da nuvole scure.
Facciamo timbrare le credenziali in un negozio di alimentari che fa questo servizio gratuitamente, ma noi ne approfittiamo per avere una scorta di cibo in caso di assenza di servizi nel resto della tappa. Adocchio una frittatina di spinaci e, dopo una lunga e surreale, quasi comica discussione con la negoziante su come incartarla: con o senza plastica, con o senza sacchetto, con o senza carta, finalmente s’è deciso per carta plastificata e sacchetto di plastica per evitare l’unto nello zaino. Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo per la saggia decisione, ci siamo salutati e siamo ripartiti.

Attraversato il bel Ponte Mediceo,
il sentiero si immette su un bellissimo sentiero inerbito su un’alzaia del Canale Usciana. L’erba è umida e ci bagna scarpe e gambe, ma è una sensazione piacevole che rinfresca e tonifica.
Poco lontano da noi sentiamo un cacciatore che spara e poi dà ordini al suo cane. Non mi sentivo molto tranquilla. Ho anche pensato di sbracciarmi per farmi vedere, ma ho anche sorriso a questo mio pensiero perché sicuramente lui aveva visto noi molto prima che noi vedessimo lui.
Attraversiamo il canale su un ponticello
E poco dopo ci accorgiamo che su un traliccio dell’alta tensione c’è un grande nido di una cicogna che rimane lì, spostandosi ogni tanto da un lato all’altro del nido.
Ormai nella periferia di Fucecchio, ma sempre sull’alzaia, sentiamo una voce alla nostra sinistra che ci incita e sorridendo ci fa notare che senza il sole si cammina meglio. Mi giro verso la voce e vedo un simpatico signore a torso nudo che sta zappando il suo orto. Gli rispondo che anche il lavoro è meno faticoso se non c’è il sole, lui ride e mi augura un buon cammino.
Arriviamo a Fucecchio su una lunghissima rampa di scale che non è proprio il meglio per un pellegrino che ha già percorso 16 chilometri.
Arrivati nel centro storico, ci si immette in una meravigliosa atmosfera ottocentesca. Se non fosse per le automobili, sembrerebbe di vivere nel libro Cuore, vedere improvvisamente uscire da un negozietto Enrico e Garrone che corrono a scuola coi pennini appena acquistati, la cartella in mano, i pantaloni alla zuava e il grande fiocco al collo.
Mentre cammino assaporando la magica atmosfera, mi imbatto nella casa di Indro Montanelli. Una casa a due piani affacciata sulla valle dell’Arno, con un meraviglioso panorama.
Attraversiamo tutto il centro storico, tra belle stradine e belle architetture, fino ad arrivare in Piazza Montanelli.
Sulla piazza notiamo un’elegante pasticceria con invitanti tavolini all’aperto. Decidiamo di meritarci un’altra pausa.
Ripartiamo e lasciamo Fucecchio su un viale di platani. Dopo poco, attraversiamo il ponte sull’Arno con le sue acque limacciose.
Mancano circa nove chilometri a San Miniato, ma già intravvediamo all’orizzonte la famosa rocca Federiciana che svetta sulle colline.
Il cammino si inoltra ora su una bella pista inerbita che, senza fatica, ci porta alla base della collina di San Miniato.
Usciti dal sentiero, troviamo una bella pista ciclopedonale che ci porta fino alla ripida salita verso il centro storico di San Miniato.
San Miniato è un gioiello. È un lungo borgo disposto sul crinale di tre colline affacciate sulla val d’Arno. Famoso per la rocca Federiciana, il Duomo, la torre di Matilde, il seminario vescovile e molto altro.
Incantevole è il panorama che si gode dalle terrazze affacciate sulla Val d’Arno.
Alloggiamo in un hotel ricavato nell’antico palazzo del vicario imperiale, un edificio che risale al XIII secolo.
Il ristorante ci è stato suggerito dal gentile portiere dell’albergo e non ci siamo pentiti di aver seguito il suo consiglio.
Anche per oggi è tutto.
Buona notte a tutti 🤗