Lasciamo l’accogliente casa di Samanta e ci dirigiamo verso la periferia di Camaiore. È un susseguirsi di belle villette, molte di inizio novecento, su un viale di tigli.
Giorni fa, i tigli accompagnavano piacevolmente il mio cammino, oggi, qui a Camaiore, sono un intralcio e un pericolo perché l’incuria ha fatto sì che invadano tutta l’area pedonale.
Entriamo subito in un fitto bosco e camminiamo di fianco ad un canale.
Prima di riprendere l’asfalto, ci aspetta una ripida salita su una mulattiera con fitti rovi non potati che rendono difficile il camminare.
Camminiamo poi per un lungo tratto su asfalto con banchina pedonale quasi sempre ostruita da rovi che rendono pericoloso il cammino. Siamo nella Val Freddana. Purtroppo non esistono vie alternative, questo è l’unico tracciato della Francigena.
Attraversiamo un paio di paesi in cui non sono presenti servizi di nessun tipo. Le chiese sono chiuse e perdipiù sempre controsole, per cui no foto!
Le valli che attraversiamo sono strette e tutto è coperto da una fitta vegetazione che rende il cammino monotono.
È una tappa estenuante per la pericolosità, per il caldo e per la monotonia. Ciliegina sulla torta è stata la parte finale che si svolge per cinque faticosissimi chilometri su una pista ciclabile sull’area golenale del fiume Serchio. È un’area deserta, monotona e la pista è bianca, un colore che con la canicola diventa una tortura per gli occhi.
Arriviamo a Lucca stanchissimi, ma grazie al confortevole B&B in cui alloggiamo riusciamo a riprenderci in breve tempo. Facciamo un po’ di turismo in questa meravigliosa città e ceniamo nel ristorante del nostro B&B. È stata un’ottima scelta.
Come si può vedere, non ho rinunciato ad una granita di caffè con doppia panna, sotto e sopra. Una leccornia!
Buona notte a tutti! 🤗