Tappa 8: Viverone-Santhià 17,7 km.

Lasciamo il bel casale medievale con il sole che splende.

Prima di uscire da Viverone, incontriamo il settecentesco oratorio di San Rocco:

Ci immergiamo subito nella campagna tra campi coltivati e contadini indaffarati. Alle nostre spalle riusciamo ancora a intravedere le alte cime innevate della Val d’Aosta.

Entriamo a Roppolo. Sonnolento paesino di pianura, in cui svetta solitaria la torre campanaria di origini medievali, ma rifatta dell’800. Tristemente noto che ha alla sua base diversi contenitori della spazzatura, particolare che denota l’indifferenza dell’amministrazione pubblica verso l’arte. Decido di consolarmi con un caffè nel vicino bar.

Chiesa di Santa Maria del Rosario a Roppolo

Chiesetta a Roppolo

Roppolo

Ci rimettiamo in cammino e, prima di uscire dal paese, incrociamo un gruppo di sudati pellegrini che subito ci fanno mille domande sulla nostra meta, la nostra partenza, la nostra provenienza ecc. Contenti di averci incontrati, ci augurano il meglio e si allontanano verso la loro meta, un santuario poco lontano da lì.

Appena usciti dal paese ci immergiamo ancora nella ricca campagna. Le coltivazioni di kiwi dominano il paesaggio, ma è presente anche il mais e il grano.

Dopo pochi chilometri sulla strada statale, entriamo a Cavaglià e mi colpisce il cartello che avvisa dell’inizio della cittadina. Il cartello avverte che dal 2009 un’ordinanza comunale vieta l’ingresso a nomadi e itineranti.

La cittadina ha belle villette con grandi giardini. Strade e verde sono ben curati. Il benessere è palpabile.

Il settecentesco oratorio di San Rocco a Cavaglià

Troviamo aperta la Parrocchiale di San Michele, anche questa in stile tardo Barocco e Neoclassico. Ne approfittiamo per far apporre un timbro sulle nostre credenziali.

Parrocchiale di San Michele

Dopo una pausa caffè, seduti ad un bar sulla piazza davanti alla chiesa, riprendiamo il cammino. Incontriamo il bel castello Rondolino e il seicentesco Santuario di Santa Maria del Babilone.

Castello Rondolino

Seicentesco Santuario di Santa Maria del Babilone

Subito si apre la campagna. Camminiamo su carrareccia tra vigneti e belle ville nascoste allo sguardo indiscreto da siepi altissime. Il profumo dei fiori è inebriante e allieta il cammino.

Cascine, fattorie, grandi stalle si susseguono tra i campi coltivati.

Cascina restaurata

All’orizzonte le montagne son svanite, l’estensione della pianura è inframezzata solo da pioppi e robinie che separano le varie proprietà. Tanti i contadini che lavorano coi loro macchinari. Rari i passanti, sempre divertiti nel vederci e simpatici nell’augurarci un buon cammino e spesso offrirci le loro ciliegie raccolte al momento per noi. I ciliegi, alberi generosissimi coi passanti. I loro rami ricchissimi di ciliegie penzolano tentatori sulla via, rallegrando chi vi passa sotto e che può fare una ricca merenda.

La strada è assolata, ma ad intervalli brevi, frondose robinie danno sollievo al passante.

Per un breve tratto, costeggiamo un bellissimo campo da golf circondato da un’infinita ed alta siepe di viburnio.

Attraversiamo il canale della Mandria e subito ritorniamo sulla carrareccia, circondati da alberi ad alto fusto, pini, cipressi, abeti.

Canale della Mandria

Incrociamo sulla via il canale che accompagnerà il nostro percorso per un lungo tratto e col suo piacevole suono di acqua che scorre tranquilla, renderà gradevole il cammino.

Ben presto scorgiamo in lontananza l’autostrada Serenissima ed un treno ad alta velocità che sfreccia all’orizzonte. Il suono dell’acqua viene ora sovrastato da quello dei mezzi che scorrono veloci.

Per attraversare la Serenissima siamo costretti a fare infiniti ghirigori, probabilmente per non invadere le coltivazioni. Percorriamo almeno un chilometro per fare quello che in linea d’aria sono sì e no 100 metri.

Il ghirigoro

Il piacevole suono dello scorrere dell’acqua ci accompagna di nuovo. I canali sono tutt’intorno a noi e vederli così numerosi spiega perché queste terre siano così ricche.

A circa tre chilometri da Santhià, attraversiamo il canale Depetris che mette in comunicazioni le acque della Dora con quelle del torrente Elvo, affluente del fiume Sesia.

Canale Depretis

Sulla carrareccia assolata percorriamo gli ultimi chilometri. Arriviamo a Santhià in anticipo per il check-in in albergo, decidiamo allora di fare uno spuntino al bar sulla piazza centrale e goderci un meritato riposo al fresco.

Scorci di Santhià

All’arrivo nell’unico albergo della cittadina, l’hotel Vittoria, decidiamo di alleggerire ulteriormente gli zaini spedendo diversi indumenti ormai troppo pesanti per la pianura padana. Alla posta troviamo una gentile impiegata che ci aiuta e anche lei è curiosa di sapere di più sulla nostra esperienza. Dopo una breve conversazione ci augura buon cammino.

Il pacco è pronto

Decidiamo di cenare nell’ottimo ristorante dell’albergo. Scelta felice!

Antipasti misti vercellesi

Panissa alla vercellese

Bunet, dolce con gli amaretti

Per ora è tutto!

Buona notte


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