Partiamo da Viterbo con comodo. Oggi la tappa è breve e le previsioni del tempo annunciano sole e alta pressione, no stress da temporali pomeridiani.
La guida ci avverte dell’assenza di servizi e acqua lungo tutta la tappa, dobbiamo perciò rifornirci di cibo e liquidi che ci diano sollievo in caso di necessità.
Non mi piacciono le tappe che si svolgono interamente nell’assenza umana. Mi piace incontrare i locali e scambiare due chiacchiere, fare loro domande che diano risposte alle mie curiosità sui posti che vedo, ma tant’è! Oggi dovrò tenermi i miei dubbi, nessuno con cui interagire.
Prima di uscire da Viterbo, facciamo una fotografia col sole della mattina alla Cattedrale e al bellissimo Palazzo dei Papi.
Usciamo dalla bella città attraverso le sue stradine strette di impianto medievale.
Appena fuori da Viterbo, passiamo di fianco ad un bellissimo campo di lavanda di cui si sente il profumo ancora prima di vederlo.
Per circa tre chilometri si percorre la via Cava Etrusca di Sant’Antonio. Fu scavata nel tufo dagli etruschi e, in certi punti, anche per più di quindici metri.
Finita la via Cava, inizia una carrareccia molto polverosa su cui transitano anche le macchine, rendendola un incubo per i camminatori.
Tra un oliveto e l’altro, incontriamo grandi serre, ma in una zona sopraelevata che non mi permette di curiosare all’interno per vedere cosa ci si coltivi.
La Francigena oggi è deprimente! Troviamo ovunque rifiuti di ogni genere, materiali ingombranti e non. E troviamo anche il cartello con questa scritta: “Questa è la via Francigena. Non gettare rifiuti”. Dopo 900 chilometri di “rispetto per l’ambiente”, e senza cartelli che suggeriscano di non sporcare, non mi sarei mai aspettata tanto degrado. Da quando ho iniziato la Francigena, dalla Val d’Aosta, ho attraversato alcune periferie brutte sì, (a causa di scelte scellerate dei politici che permisero la loro edificazione), ma senza degrado; ho incontrato sentieri bloccati da rovi, ma è la crescita naturale dei boschi; ho percorso strade senza banchine di sicurezza per i pedoni perché invase da erbacce, ma è una mancanza di sfalciatura, non degrado.
Se la Francigena fosse stata tutta come oggi, l’avrei interrotta immediatamente. Spero sia una brutta parentesi già chiusa, un episodio singolo. Vorrei che gli amministratori locali prendessero provvedimenti per rendere questo tratto di Francigena in linea con il resto d’Italia.
Per un lunghissimo tratto, la carrareccia corre parallela ad una strada statale su cui sfrecciano macchine ad alta velocità.
Raggiungiamo ed attraversiamo la Cassia su di un ponte che ci porta su una strada asfaltata. Ogni tanto, querce o pini, con la loro ombra, danno enorme sollievo dalla calura che emette l’asfalto.
Ci addentriamo poi in un fitto bosco su ripida salita che ci porta
su un vasto pianoro coltivato ad oliveti
e noccioleti.
Per un lungo tratto, camminiamo di fianco ad un campo in cui un contadino sta dissodando la terra polverosa con un trattore. L’effetto è terribile per noi che gli camminiamo vicino. Il vento trasporta verso di noi nugoli di polvere che, oltre a darci fastidio alla gola, ci provoca bruciore agli occhi.
Percorriamo poi un sentiero nel bosco che ci porta su una strada asfaltata dove si trovano i ruderi di Santa Maria in Forcassi, antica stazione di posta sulla Via Cassia.
Arrivati alla periferia di Vetralla, in una zona deserta, percorriamo una strada priva di traffico, ma col marciapiedi. Mi ritrovo a pensare che, a volte, là dove il marciapiede sarebbe di importanza vitale, non c’è. Qui, che non serve, c’è!
Arriviamo a Vetralla e decidiamo di visitare subito la piccola cittadina. Attraversiamo piazza della Rocca la cui costruzione risale al XII secolo.
Raggiungiamo poi piazza Umberto I dove affacciano il Duomo e il Palazzo Comunale, entrambi del XVIII sec.
Proseguiamo poi verso il nostro alloggio di oggi, attraversando il centro storico.
Ceniamo nel ristorante della proprietaria del nostro alloggio. Anche oggi, la scelta è stata ottima.
Buonanotte a tutti 🤗.