Tappa 18: Fiorenzuola d’Arda-Fidenza 25,1 km.

Il tranquillo riposo di stanotte mi ha ridato energie, ci voleva!

Gli immancabili tigli accompagnano la nostra uscita da Fiorenzuola su bei viali alberati.

Camminiamo per un lungo tratto su una strada ben asfaltata, circondata da coltivazioni intensive di pomodori, mais, erba medica, grano.

Al contrario di quanto visto in Lombardia, qui la maggior parte dei casali e cascine sono state ristrutturate e ben conservate.

Sulla strada che percorriamo è un viavai continuo di mezzi agricoli che si stanno recando sui campi. In lontananza, ovunque intorno a noi, si vedono mezzi agricoli al lavoro.

All’ingresso di Chiaravalle, con l’immancabile cimitero sulla sinistra, c’è un’esplosione di acacie coi loro bei fiori rosa. Tra la meraviglia del viale, i suoi fiori e l’ombra, si arriva al monastero corroborati.

Nelle strade del paese, tra gli immancabili tigli, tanti vecchietti che ci sorridono e ci salutano.

Arrivati all’Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba…

ci accoglie l’affabile perpetua che in quel momento sta stirando in una stanzina della canonica. Il profumo di bucato ha piacevolmente anticipato il suo arrivo. Ci facciamo spiegare i motivi dell’infiorata che è attualmente in corso in chiesa e dopo l’importante timbro sulle credenziali, ci salutiamo e lei ritorna al suo ferro da stiro.

Visitiamo la chiesa e rimaniamo colpiti, oltre che dalla bellezza del suo stile romanico, dall’infiorata che, ogni anno, viene disposta sul pavimento della navata centrale per la festa del Corpus Domini.

Visitiamo anche il bel chiostro gotico a pianta quadrata:

Finita la visita all’Abbazia, ci riposiamo ai tavolini di un bar di fianco alla chiesa e ci godiamo un buon toast con un super succo di arance rosse.

Rimango divertita dalla collezione di berretti appesi alle pareti del bar:

Ripartiamo con il caldo già opprimente alle dieci di mattina.

Attraversiamo, su un cavalcavia ben protetto da alte reti, l’autostrada del Sole e la ferrovia ad alta velocità su cui sfrecciano alternativamente i treni di Italo e di Trenitalia.

I piccoli paesi si susseguono tra distese di erba medica.

Incontriamo le prime grandi stalle piene di tranquille e grasse vacche ruminanti. Intorno a loro, indaffarati allevatori ad accudirle.

In lontananza scorgo qualcuno vestito di bianco che mi saluta agitando il braccio. Avvicinandomi comincio a sentire il rumore del macchinario che sta usando. È una sega elettrica con cui taglia la legna che sarà la sua scorta per l’inverno. Ha dietro di sé una montagna di tronchi ancora da tagliare, è una gentile signorina alla quale, allontanandomi, auguro buon lavoro e che saluto.

Poco più in là, approfittiamo della grande ombra di una quercia per far riposare le spalle dal peso della zaino e bere, mentre vicino a noi diversi macchinari stanno rigirando l’erba medica precedentemente tagliata e lasciata seccare al sole. Su uno di questi, noto alla guida un ragazzino che, evidentemente, durante le vacanze scolastiche, aiuta il papà che è su un altro macchinario poco distante da lui, nel lavoro dei campi.

Fortunatamente, un tratto del cammino è ombreggiato da alte querce che ci danno un minimo sollievo dalla calura.

Ci troviamo a Consolatico Superiore dove troviamo un segnale che indica i chilometri che mancano a Roma: 641!

L’ingresso a Castione Marchesi è annunciato, non dal cimitero o dalla torre campanaria, bensì dall’odore penetrante di un allevamento di maiali che sentiamo grugnire anche se non li vediamo.

Arrivati nella piazzetta del paese, il forte vociare di pensionati arzilli, ci fa capire che c’è un bar nei dintorni. Lo troviamo e appena entriamo vediamo, seduti ad un tavolo, quattro pensionati, due dei quali, i più esagitati, stanno giocando a scopa e gli altri due, molto impegnati ad osservare la partita, fanno commenti da esperti.

Noi intanto ci godiamo una leccornia: pane pancetta e parmigiano.

Mentre gustiamo il panino, entrano distrutti dalla fatica, accaldati e completamente sudati i due pellegrini che avevamo incontrato a Orio Litta, quelli che ho soprannominato “ticchettanti” perché quando arrivano, prima di vederli, si sentono i loro bastoncini ticchettare sull’asfalto. Ormai siamo diventati amici, li incontriamo spesso, qua o là sul cammino. Loro però si fermeranno a Massa, non arriveranno a Roma.

Usciti dal bar, ci dirigiamo verso il monastero di Santa Maria Assunta, in stile romanico, conosciuto anche come monastero di Castione.

Arriviamo a Bastelli quando il campanile rintocca l’una. Il sole ora è coperto dalle nuvole e si sente nell’aria l’arrivo della pioggia che arriva puntuale in pochi minuti.

Parrocchia di Bastelli

Riattraversiamo l’autostrada del Sole su un cavalcavia e arriviamo a Fidenza velocemente perché, per evitare il temporale, abbiamo aumentato il passo.

Alloggiamo presso l’hotel Astoria che è vicino alla Cattedrale. Ne approfittiamo per visitarla e far mettere il timbro sulle credenziali.

La Cattedrale di San Donnino è un meraviglioso esempio di romanico in cui lavorò anche Benedetto Antelami. Sue opere sono la facciata, la cripta, l’abside e le volte gotiche dell’interno.

La giornata finisce con una buona cena presso il ristorante dell’hotel.

E anche per oggi è tutto. Domani, altra tappa lunga.

Buona notte a tutti 🤗


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