Day 20_18 giungo 2016
Arcos_Barcelos
Km. 22,6
Km percorsi 478,5
Oggi sveglia alle 7:30, ormai è un lusso svegliarsi quando il sole è già alto.
Ottima colazione nella bella Quinta che ci ospita. Il cielo è blu, l’aria frizzante, il sole illumina le foglie del pergolato e un venticello tenue le accarezza, la loro ombra tremula crea un’atmosfera serena. Sembra un quadro impressionista.
Lasciamo la bella Quinta e Antonio, il gentile proprietario. I suoi antenati costruirono la villa nel 1753 e lui la ereditò, quasi in rovina, 23 anni fa. Decise felicemente di trasformarla in una struttura alberghiera e da allora ci lavora per riportarla al suo antico splendore e anche meglio.
È una tappa bellissima. Chi legge il mio blog, sa quanto io ami la campagna, le dolci colline che mi ricordano l’Emilia e la mia infanzia trascorsa felicemente in quelle magnifiche terre. Oggi ritrovo l’infanzia. Tutto mi fa ricordare l’Emilia in un susseguirsi di coltivazioni ordinate e allevamenti, profumi di campagna, contadini indaffarati nei campi, paesi in festa ad onorare il Santo Patrono, Sant’Antonio in questo caso. Lo sguardo si perde nell’osservare i tanti paesini sparsi tra le colline, le infinite croci delle loro sempre belle chiese bianche rifinite in pietra.
L’unica nota negativa è data dai cacciatori che approfittano del fine settimana per praticare il loro hobby. Tutt’intorno si sentono colpi di doppiette. Non riesco a non rattristarmi pensando a quanti pulcini rimarranno orfani.
Con questi pensieri contrastanti, arriviamo a Rates, un bel paese di impronta medievale che conserva una bellissima chiesa romanica del XIII secolo, Igreja de São Pedro de Rates . Lo stile dei bei palazzi del centro storico è del 600/700. Tutti restaurati e conservati con rispetto della storia e dell’arte.
Qui a Rates siamo riusciti ad ottenere il timbro della chiesa. È la prova che ormai siamo in zona di pellegrini.
Gli ometti sono ovunque ci sia un muro, tutti in un equilibrio che sfida la gravità. Alto è il rischio di farli cadere appoggiando il proprio sulla cima. Ci si cimenta in un gioco che oltre a divertire, fa riposare un po’.
Tra un paesino e l’altro, si entra ed esce da fitti boschi di eucalipti. Le coltivazioni sono protette da bei muretti a secco in ardesia che offrono spesso una comoda seduta in caso di bisogno di riposo.
Appena finisce l’area prettamente agricola, iniziamo ad incontrare ville bellissime in cui tutto è curato e ordinato. Bei giardini con fiori ed alberi ad alto fusto, siepi dalle mille sfumature di verde.
A circa cinque chilometri dall’arrivo, ci fermiamo per un breve spuntino seduti su un muretto e mentre godiamo del riposo osserviamo, dall’altra parte della strada, un signore che con un tubo per innaffiare sta lavando con cura i muri esterni della sua bella villa. Forse capiamo perché i muri delle case e delle recinzioni qui in Portogallo sembrino sempre nuovi di trinca.
A poco dalla meta, ci fermiamo per un caffè e un gelato in un bar pieno di uomini seduti ai tavoli a bere vino o giocare a carte. Uno di loro gesticola vivacemente e urla verso il malcapitato compagno di gioco o di tavolo, forse per dare più forza alla sua parola. Mi tranquillizzo quando mi accorgo che tutti i presenti ignorano quanto accade, come se fosse la normalità. Ci rimettiamo in cammino e mentre mi allontano continuo a sentire le urla dell’iracondo all’interno del bar, penso che forse stiano parlando di calcio e dell’imminente partita del Portogallo contro l’Austria. L’avvenimento è molto sentito e seguito e ad ogni angolo di strada c’è una bandiera sventolante.
All’ingresso di Barcelos, ci si accorge subito di arrivare in una bella cittadina, anche questa di stampo medievale, con il suo bel castello, la chiesa romanica, la torre. Bei palazzi adornano le vie e, come sempre, tutta la città è lastricata ad arte.
Ceniamo nel bel ristorante dell’albergo e, dopo una breve passeggiata a fotografare i galli di Barcelos (domani ne racconterò la storia), ci godiamo un meritato riposo. Domani la tappa sarà lunga e faticosa.