Partiamo di buonora per poter affrontare la tappa nelle ore più fresche.
Lasciamo Sutri sotto un cielo nuvoloso e penso, mentre cammino, che se il cielo rimanesse così fino alla meta di oggi, soffriremmo di meno il caldo che in questi giorni non dà tregua.
La Francigena, su un camminamento pedonale, passa di fianco al bellissimo anfiteatro romano, interamente scavato in un promontorio tufaceo. La datazione, incerta, fa risalire la costruzione del monumento tra il I sec. a. C. e il I sec. d. C.
Ben presto ci si ritrova al fresco di un fitto bosco, in una via Cava.
La strada, come spesso accade, non è amica dei camminatori
Intorno a noi, come ieri, solo coltivazioni estensive di nocciole. Ormai è da circa trenta chilometri che non vediamo altro. Ho chiesto ai locali che ho incontrato, il motivo di tale mancanza di diversificazione e la risposta è sempre stata la stessa: la Ferrero ha acquistato in zona una fabbrica per la lavorazione delle nocciole ed è pronta a comprare sempre maggiori quantità di prodotto. Questo fa sì che, ad oggi, ben ottomila famiglie siano coinvolte nella coltivazione delle nocciole e il numero sia destinato a salire.
Avvicinandoci ad un famoso campo da golf della zona, la strada diventa sempre più polverosa, sembra di camminare nel deserto. Le macchine che passano sono un incubo, anche perché, spesso gli autisti, vedendoci, non rallentano e si disinteressano della nostra presenza, con effetti che si possono immaginare.
Il passaggio di fianco al club del golf è stato piacevole, non solo per la bellezza del paesaggio, ma anche per le annaffiature con acqua fresca che ogni tanto ci colpivano mentre bagnavano gli estesi prati.
Arrivati a Monterosi, graziosa cittadina, famosa per l’incontro qui avvenuto nel 1155 tra Adriano IV e Federico Barbarossa, ci regaliamo una pausa caffè con un delizioso cornetto.
Ci rimettiamo in cammino e passiamo di fianco alla bella chiesa barocca di San Giuseppe, del XVI sec.
In questo tratto, la Francigena attraversa la Cassia, percorrendo un sentiero protetto, per un tratto di circa mezzo chilometro.
A tratti, la vegetazione è incolta e sta prendendo possesso del sentiero.
Entriamo poi in una carrareccia costeggiata da alti alberi di eucalipto dei quali è in corso una drastica potatura.
Tra i noccioleti, troviamo un muretto dedicato alla Francigena, su cui i pellegrini impilano sassolini a ricordo del loro passaggio.
Le condizioni del cielo ci permettono di scorgere in lontananza il profilo del Terminillo, la montagna dei romani per eccellenza.
Arriviamo accaldati e stanchi al bivio per le cascate del Monte Gelato, che non visitiamo per ovvi motivi di tempo. Ritorneremo. Proprio davanti al bivio, troviamo un bar dove poterci rifocillare, rinfrescare e riposare.
Ripartiamo. Ci aspettano gli ultimi 6 chilometri che saranno faticosi. Attraversiamo, in assoluta solitudine, la parte del parco di Vejo che ci separa da Campagnano. Qui il sottobosco è coperto da alta vegetazione. Si cammina tra arbusti costantemente ricoperti dalla patina grigia della sabbia che si alza dal sentiero.
A circa seicento metri dalla meta, finalmente scorgiamo Campagnano, arroccata in cima ad un colle, con le sue casette grigie, color del tufo.
Gli ultimi cento metri sono su una strada ripidissima a doppio tornante. Le case, sopra di noi, sembrano aggrappate alla roccia e incombono quasi su chi vi passa sotto.
Arriviamo esausti in paese e subito si presenta davanti a noi una gentile signora che ci saluta e ci indica la fontanella da cui sgorga acqua fresca. È un toccasana perfetto per affrontare l’ultimo tratto fino all’hotel.
Ci riposiamo, come sempre, e poi ci dedichiamo ad una passeggiata nel piccolo centro storico.
Terminiamo la giornata con una piacevole cena nel ristorante del nostro hotel. Veniamo a sapere che esiste dal 1853 e sempre condotto dalla stessa famiglia.
Buona notte a tutti. 🤗