Day 17_15 giugno 2016
Espinho-Porto
Km. 19,7
Km. percorsi 419
Il risveglio è accompagnato dal rumore delle onde dell’oceano che si infrangono con violenza sulla battigia. Spira un vento forte. Le nuvole corrono scure nel cielo. Capiamo che bisogna attrezzarsi per la pioggia.
La tappa è breve, possiamo fare una tranquilla colazione nel bell’albergo che ci ospita.
L’uscita da Espinho è tra vie con un’urbanizzazione poco piacevole. Capisco, da quello che rimane del passato, che la città deve avere avuto nobili precedenti. Vedo, tra un brutto palazzo e l’altro, belle villette in stile Art Nouveau (Liberty, in Italia), purtroppo sono poche quelle restaurate, ma il loro fascino è intatto.
Fantasticando sulla probabile bellezza del passato della città che sto lasciando, d’improvviso mi accorgo di non camminare più sul solito bel marciapiede lastricato, ma di essere su una stretta strada in salita, le case sul ciglio della strada, le macchine e i tir che sfrecciano, i pedoni costretti a camminare a ridosso dei muri delle case, facendo ben attenzione a non perdere l’equilibrio. È un brutto camminare che fortunatamente dura poco. All’uscita della città, il bel marciapiede lastricato riprende a darci sicurezza e ci porterà fino a Porto.
Intorno alle dieci, passiamo davanti ad una pasticceria dall’aspetto invitante. Ci scambiamo uno sguardo e decidiamo di entrare. Le aspettative non rimangono deluse, perché i dolcetti che scegliamo sono deliziosi. La pausa ci dà nuova energia e riprendiamo il cammino.
La pioggia ci accompagnerà per tutta la tappa (anche se a fasi alterne) e saremo per questo costretti ad indossare la mantella fino a Porto.
La fortuna ha voluto che lo scroscio di pioggia più violento cadesse proprio mentre gustavamo un pizza in un bel locale a circa cinque chilometri dall’arrivo.
All’uscita della pizzeria, il sole faceva capolino e nel cielo si intravvedevano ampi sprazzi di blu cobalto. Eravamo contenti, l’aria era fresca e si camminava piacevolmente.
Poco dopo, ritroviamo il segnali gialli del cammino che avevamo lasciato a São João da Madeira per dirigerci verso Espinho. Ora posso finalmente rimettere il telefono in tasca e seguire le frecce anziché il navigatore, è un sollievo!
Inizia ora, a circa quattro chilometri dalla meta, l’urbanizzazione periferica di Porto con alti condomini ed ampie strade. Tutto è sempre curato e ordinato e man mano che ci si avvicina al centro della città si incontrano belle aiuole e marciapiedi dai vari decori, il lastricato appare anche sulla strada.
L’arrivo a Porto da sud è emozionante. Non ci si aspetta tanta bellezza. Avviene tutto quasi in un attimo. Dalla grande e bella via centrale di Gaia, quartiere sulla sponda sud del fiume Douro, si scende dolcemente fino ad arrivare al famoso ponte in ferro battuto, Luis I. Lo spettacolo è mozzafiato, si butta lo sguardo laggiù, verso il fiume (sono 45 metri di altezza) e d’improvviso appare in tutta la sua bellezza la città di Porto con i suoi colori, le case arroccate sui fianchi della collina a ridosso del grande fiume, le guglie delle infinite chiese, la moltitudine di scale che si intravvedono tra un vicolo e l’altro, le acque brillanti dell’enorme fiume e il suono del vento che a quell’altezza, sospesi nel vuoto, fa aumentare l’emozione.
Non dimenticherò mai la sensazione di stupore e sorpresa che ho provato affacciandomi a quel ponte.
Attraversato il ponte, con la testa immersa in mille pensieri, mi dirigo verso l’hotel. Mentre cammino, vedo intorno a me bei palazzi dai tanti colori, chiese barocche, tram colorati. Capisco che la visita a questa città, nel nostro giorno di riposo, sarà affascinante.
Ceneremo nell’hotel, il cui bel ristorante ha uno stupendo panorama sui tetti di Porto.