Partiamo poco dopo le sette. Si preannuncia una bella giornata.
Non facciamo colazione, perché l’albergo inizia a servirla troppo tardi. Speriamo di incontrare presto un bar aperto.
Mentre usciamo dalla cittadina deserta e silenziosa, non posso non osservarne l’urbanistica disordinata, col cemento distribuito a caso. Non esiste un angolo, in cui cada lo sguardo, non abbruttito da mattoni in vista sui fianchi irregolari delle case, edifici non finiti o diroccati, lamiere in bella vista.
Usciamo da Vilalba su un ampio marciapiedi.
Ci incamminiamo sulla LU-6513, deserta!
Oltrepassiamo il rio Ladra e in lontananza sentiamo il rumore di un treno e qualche mezzo che sfreccia sull’autostrada.
A circa 7 km dalla partenza, troviamo un bar aperto e finalmente si fa colazione! Scelgo un croissant alla plancha e un buon caffè.
All’Interno, alcuni avventori che, appoggiati al bancone, discutono in questa lingua gallega che sembra sardo, cerco di capire quello che si dicono, ma invano.
Dall’altra parte della strada si trova la chiesa di San Juan de Alba e il cimitero gotico.
Ci rimettiamo in cammino sulla strada tutta per noi.
Il sole fa continuamente capolino tra le nuvole che, a tratti, sono più dense.
Continuiamo a sentire, ogni tanto, il rumore di qualche TIR che sfreccia sull’autostrada alla nostra sinistra, nascosta dal bosco fitto che ci divide.
Si vedono anziani contadini intenti a lavorare nei tanti orti ben curati che incontriamo.
Intorno alle 10:30, il cielo si oscura e sentiamo delle gocce di pioggia. Proseguiamo senza copertura e, osservando il cielo per capire se le nuvole ci saranno amiche, noto un bel nido di aironi.
Passiamo sotto l’autostrada ed entriamo in un fitto bosco di conifere e betulle.
Attraversiamo un tratto scavato nella roccia. Qui troviamo un riparo per fermarci e coprirci lo zaino, perché la pioggia sta aumentando.
Proprio sul ciglio della strada, noto delle belle conifere dalla corteccia rossa, mi sembrano alberi di pino silvestre, ma non ne sono certa.
Dopo una ventina di chilometri dalla partenza, arriviamo ad un grande doppio incrocio con varie arterie stradali che si incontrano in due rotatorie. Subito dopo possiamo finalmente fare una pausa caffè. Siamo a Baamonde, un piccolo paese che, grazie ai tanti pellegrini di passaggio e alle varie strade che qui si incrociano, ha numerosi bar e ristoranti.
Riprendiamo il Cammino, lasciamo la N-634 ed entriamo sulla N-6 in direzione ovest. Poco dopo, incontriamo la bella chiesa di Santiago a Baamonde.
Lasciata la chiesetta, ci incamminiamo sulla nuova strada, anche questa con traffico quasi nullo. Oltrepassiamo il mojon dei 100 km a Santiago e la foto ricordo è d’obbligo.
Di fianco al mojon, i pellegrini di passaggio lasciano un sasso ricordo o piccoli oggetti. Qualcuno ha lasciato addirittura gli scarponi.
Appena si esce da Baamonde, si entra in una zona boschiva con querce, salici, betulle e, all’orizzonte svetta una linea compatta di eucalipti e conifere.
Siamo ormai sull’altopiano della Galizia, viene chiamato Terra Chá in galiziano e Terra Llana in spagnolo. Ha un’altitudine costante di circa 400/500 metri.
Camminiamo in totale solitudine per circa 11 chilometri, sempre circondati dai boschi che occasionalmente lasciano spazio a piccole radure.
Avvistiamo le prime case di Guitiriz intorno alle due. Siamo stanchi e affamati.
Arriviamo al nostro hotel dopo ben 30 chilometri. È stata una tappa lunga a causa della deviazione verso Guitiriz, perché sul Cammino ufficiale non abbiamo trovato alloggi. Domani, per riprendere il Cammino, dovremo fare un tratto col treno.
Anche oggi, facciamo pranzo e cena in albergo. Forse perché il cuoco sapeva dei due italiani presenti, ci ha fatto trovare l’insalata di pasta a pranzo e pasta col tonno a cena. Oltre alla pasta, abbiamo avuto del baccalà e carne impanata, rigorosamente con patate fritte. Abbiamo terminato con vari dolcetti: di mele, di ananas, di gelato.
Buonanotte a tutti!
23:43