26 giugno 2019_28^ Tappa_Abadìn➡️Vilalba_21,2 km_Galizia

Facciamo un’eccellente colazione nell’albergo che ci ospita, con, tra l’altro, pan tostado/olio EVO/pomodoro fresco. Il mio sguardo la dice tutta…!

Partiamo alle 7:30, senza fretta perché la tappa di oggi è poco più di una ventina di chilometri.

La tappa inizia con nebbia e pioggerellina resa fastidiosa dal vento che si è alzato stanotte intorno alle quattro e che ancora non è calato.

Il paese è avvolto nella nebbia, tutto tace. In giro, solo qualche pellegrino già avviatosi.

Gianfranco indossa la mantella, io, come sempre, preferisco la camicia anti vento e l’ombrello.

Ci incamminiamo su strada senza traffico. Oltrepassiamo diverse casette in pietra, isolate e spesso abbandonate.

Gli orti coltivati col cavolo gallego sono ovunque, coperti dalla nebbia. Li osservo e subito penso a quanta felicità daranno alla mia salute nei pochi giorni che restano alla fine di questo cammino.

Smette di piovere, Gianfranco si libera della mantella. Usciamo da un piccolo bosco di betulle battuto dal vento e sulla nostra sinistra intravediamo in lontananza una chiesetta avvolta nella nebbia. Facciamo una piccola deviazione per vederla da vicino. È la chiesetta di San Pedro in Candia. È purtroppo abbandonata, lo si capisce dall’erba alta che cresce davanti all’ingresso.

Ritorniamo sui nostri passi e poco dopo passiamo sopra l’autostrada, anche questa deserta. Questa regione sembra proprio abbandonata.

Verso le nove, la nebbia svanisce, ma rimangono dense nuvole, con pochi sprazzi di sereno.

Ci sorpassano due pellegrini spagnoli di buona gamba, che evidentemente hanno intenzione di andare oltre Vilalba, la nostra meta di oggi, perché altrimenti se la prenderebbero più comoda, come noi.

Facciamo una pausa caffè in un bar sulla via. Ci riposiamo un po’.

Ripartiamo con il cielo che sembra volersi aprire e spazzare via le nuvole.

Superiamo diversi ruscelli. Grazie alla pioggia dei giorni passati, hanno una buona portata e invadono zone normalmente asciutte e coperte dalla vegetazione che ora è immersa nell’acqua.

Ci addentriamo in un bosco di castagni, salici, betulle e querce. La strada scava una linea dritta in mezzo agli alberi, fino all’orizzonte.

Quando ne usciamo, ecco il cielo blu alla nostra destra.

Quando ormai il sole ha la meglio, oltrepassiamo un pascolo sulla nostra destra. Tanti vitellini gironzolano, diverse mucche riposano, ruminando, ma ne vedo due particolarmente agitate. Mi accorgo che una è un toro, non una mucca! Sta corteggiando prepotentemente l’altra che si fa desiderare.

Le salutiamo, augurando loro buona progenie. Loro interrompono brevemente le attività e ci rispondono, seguendoci con lo sguardo.

Arriviamo a Campo do Cristo, dove incontriamo un tipico cimitero gotico della zona. Di fianco si trova la chiesa di Santiago.

Sotto il portico della chiesa noto una porta su cui è incisa la scritta: anno 1773, che questo luogo possa essere tuo rifugio. Sorrido, pensando che c’era un tempo in cui quella porta era sempre aperta. Oggi è sempre chiusa!

Dalla parte opposta della strada, si trova una piccola chiesetta, la Cappella di di San Rocco e Fatima.

Di fianco, noto le tipiche lastre di ardesia infilate verticalmente nella terra, a mo’ di muretti a secco, che delimitano le proprietà. Sono un uso caratteristico della Galizia.

A circa tre chilometri dall’arrivo, lasciamo la N-634 e ci immettiamo su una stradina laterale.

L’ingresso a Vilalba non ci sembra dei migliori: case cresciute disordinatamente, sporco ai lati della strada, marciapiedi sconnessi.

Ci consoliamo nel bell’albergo che ci ospita. Siamo in una torre medievale, unica attrattiva turistica della città, costruita nell’XI secolo: la Torre dos Andrade.

Nella piazza davanti alla torre, si trova la parrocchia di Santa Maria de Vilalba.

Arriviamo verso l’una e venti, dopo 21,2 chilometri percorsi.

Facciamo pranzo e cena nell’albergo e ne rimango soddisfatta, nonostante la presenza costante dei peperoni.

A pranzo, il caldo gallego e un pesce ai ferri con zucchine (incredibile! Avevo iniziato a pensare che qui le zucchine non crescessero).

A cena, delle crespelle ripiene di pesce e formaggio di Arzua con crema ai… peperoni!

Non ho resistito al dolce: crêpes con crema pasticciera e mele, una delizia!

Domani abbiamo una tappa con incognita. L’albergo in cui avevamo prenotato ci ha spostato in un altro albergo distante diversi chilometri. Dovremo riprogrammare la tappa, decideremo sul momento.

Buonanotte a tutti!

23:43


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