Facciamo colazione prima di partire. Alle 7:30 siamo fuori. Il cielo promette bene e ne siamo contenti. Ci sono 13°. Partiamo senza ghette…, incredibile! Lo zaino, però, lo mantengo coperto, non si sa mai!
Appena giriamo l’angolo di fianco all’alloggio, iniziamo con la ripidissima salita che porta al cimitero.
Arrivati al cimitero, lo aggiriamo e riprendiamo il Cammino.
Sempre in salita, ci dirigiamo verso una collina, tra mucche al pascolo e cani che abbaiano al nostro passaggio.
Ci addentriamo in un bosco in ripida salita.
Quando ne usciamo, è ora di alleggerirci, togliendoci uno strato di indumenti.
Proseguiamo, fiancheggiando il bosco, a lato della collina, sempre in salita.
Arrivati sulla cima, iniziamo a scendere e passiamo sotto gli alti pilastri del viadotto dell’autostrada.
Sempre scendendo sulla N-634, entriamo nella valle aperta di Mondoñedo. Arrivati ad una grande rotonda, ci immettiamo sulla vecchia 634 che, sempre dritto, ci porta nella cittadina di Mondoñedo.
Oltrepassiamo un antico ponte a due archi risalente forse al XV secolo. Su entrambi i lati ha due stemmi, a sinistra c’è quello della città di Mondoñedo, a destra quello di Antonio Sarmiento de Sotomayor, il costruttore.
Appena entriamo in Mondoñedo, inizia il marciapiedi lastricato e vedo il primo orto coltivato a cavolo gallego. È il famoso cavolo con cui in Galizia si cucina il caldo gallego. Capisco che il mio Cammino “culinario” è a una felice svolta: inizierò finalmente a gustare piatti con verdure che non siano peperoni o insalata pallida.
Entriamo nel centro della cittadina, in ripida salita, passiamo di fianco al vecchio cimitero e alla chiesa nuova.
Noto bei palazzi di antica ed elegante fattura, come il Pazo Santomé e altri.
Arriviamo sulla bella piazza della Cattedrale dove affacciamo diversi bar e ristoranti. Scegliamo il primo che incontriamo e facciamo una pausa dolcetto e caffè. Ottima scelta!
La bella Cattedrale fu costruita nel XIII secolo e modificata nel XVIII. Ha interessanti affreschi di origine medievale al suo interno. Inutile a dirsi: è chiusa!
Annesso alla Cattedrale, sorge il palazzo Episcopale, edificato nel XVIII secolo.
Ripartiamo e subito iniziamo a salire su una ripida stradina che ci porta a Barbeitas, 262 m. s.l.m.
Continuiamo scendendo e salendo, finché pieghiamo bruscamente a destra e iniziamo una ripidissima salita che ci lascia senza fiato. È breve, ma così ripida che ci porta in pochi minuti a 366 metri.
Entriamo sulla N-634 e, poco dopo, inizia un bel bosco di faggi e querce. È spesso ombroso e ci ripara dal sole che oggi si fa sentire. Il cielo è meraviglioso.
Sulla strada, nonostante il giorno lavorativo, il traffico è quasi nullo.
Oltrepassiamo il paesino di O Chao da Aldea senza entrarvi. Lo osserviamo dall’alto.
Saliamo fino a 560 m s.l.m, in località A Xesta.
Si leva un’arietta fresca, ma il sole è caldo, devo fermarmi per spalmarmi la crema solare che, finora, diciamolo pure, è stato un peso inutile!
Iniziamo a scendere, con l’arietta che ci dà sollievo e, ad una svolta a destra, vedo per la prima volta dalla partenza da Irun, le ginestre. Hanno preso il posto delle ortensie nella gara a chi espone fiori più belli.
Davanti a noi si apre una bellissima valle che ha sullo sfondo una lunga fila di eucalipti. Il cielo è da cartolina.
Tutt’intorno, prati, pascoli, piccole aree boschive punteggiate dal giallo delle ginestre. È stupendo!
Arriviamo in hotel dopo 24 km di cammino. È stata una bella tappa!
Con il caldo galliego nei miei pensieri e la fame che si fa sentire, ci facciamo una doccia veloce e subito ci presentiamo al ristorante dell’albergo.
Qui viviamo un’esperienza tra il comico e l’originale. Devo premettere che da queste parti nessuno parla inglese. La cameriera che, appunto, parla solo spagnolo, avendo sempre pellegrini stranieri da servire, ha adottato la sua tecnica, molto originale, per elencare il menù a voce: porta i pellegrini in cucina!
Qui, in mezzo a enormi pentoloni fumanti e cuoche ben in carne, gentilissime, e coi mestoli in mano, che indicano le possibili scelte, decidiamo il primo, il secondo e il dolce.
Divertiti, torniamo al nostro tavolo, pronti a deliziarci con le portate scelte a vista!
Il pomeriggio abbiamo riposato, godendoci il fresco nella camera dell’albergo. Abadín non ha attrattive turistiche.
La cena non ha avuto momenti comici. La cameriera, con coraggio, ci ha elencato a voce le tre portate a disposizione. Andando per esclusione, ho dovuto scegliere “l’insalata pallida” che per tanti giorni ho cercato di evitare. A seguire, del buon pesce fritto (credo fosse orata) con —ça va sans dire—patate. Il tutto, come sempre, in dosi non umane.
Domani avremo una tappa di media difficoltà. Il tempo è un’incognita perché c’è una perturbazione proveniente dal Portogallo, di cui non si conosce ancora la direzione che prenderà.
Buonanotte a tutti!
22:32