Lasciamo Santillana in una mattina che parla di pioggia, anche se ancora le strade sono asciutte.
Il cielo è plumbeo e per strada, solo i soliti spazzini.
Ci incamminiamo sul bell’acciottolato che riveste tutte le strade di Santillana.
Subito fuori dal borgo, ci immettiamo su una strada che si inoltra nella campagna cantabrica, con bei pascoli e coltivazioni di mais. Ovunque, la campagna ondulata ha qua e là belle fattorie con mucche che, data l’ora antelucana, riposano e ruminano.
Attraversiamo il paesino di Arroyo, dove troviamo la piccola Ermita de Nuestra Señora.
All’uscita dal paesino di Viallán, incontriamo un allevamento di alpaca, alcuni già tosati, altri ancora carichi della loro morbida lana.
Mi accorgo, mentre sono divertita ad osservarli, che tra di loro c’è un piccolo con un cappottino colorato. È nato da poco, evidentemente ha bisogno di calore e il cappottino è un’ottima soluzione. E’ curioso e appena mi vede, cerca di avvicinarsi, ma la mamma lo attira subito a sé.
Le nuvole sono sempre più fitte e grigie. C’è assenza di vento, l’aria è fredda, ma il cammino è reso piacevole dai bei panorami bucolici.
Passato il borgo di Oreña, si inizia a salire verso una collina che ha sulla sommità la bella chiesa di San Pedro. Qui troviamo un gentile volontario che ci offre generi di ristoro e il timbro sulla credenziale.
Poco dopo, incontriamo una piccolissima ermita con solo tre pareti. La nostra guida scrive che all’interno di tale chiesetta avremmo dovuto vedere la scritta “Pellegrino, ringrazia per 12 cose prima di andare a Santiago”. Abbiamo fatto il giro della chiesetta, ispezionandola per bene, ma della scritta, niente. Con grande delusione, ce ne torniamo sui nostri passi e salutiamo la chiesetta.
Non riusciamo mai a resistere ad uno specchio stradale convesso, saluti a tutti!
Arriviamo a Cóbreces ancora asciutti. Da lontano, vediamo svettare i campanili di due chiese recenti, neogotico inizio ‘900. L’una è l’abbazia cistercense Viaceli e l’altra è la chiesa di San Pedro Advicula.
Poco lontano, si trova la piccola Ermita di San Rocco, anche questa di recente costruzione.
Sono costruzioni erette agli inizi del ‘900 grazie ai fondi creati dagli emigrati che non appena ottenuto il benessere, son tornati al loro paese con l’intenzione di migliorarne le condizioni.
All’altezza di un caseificio, lasciamo la strada CA-131 su cui abbiamo camminato per diversi chilometri, e ci dirigiamo verso il mare.
Arrivati alla bella spiaggia di Luaña, ci divertiamo ad osservare due istruttori di surf che addestrano i loro allievi, prima sulla spiaggia e poi in mare.
Inizia a piovigginare, ma non ci copriamo perché più che pioggia vera e propria è come essere in una nuvola.
Ci incamminiamo in un bosco sopra la spiaggia e attraversiamo un ponticello in una zona pic-nic.
Dobbiamo risalire sulla collina, la salita è ripida, ma breve.
In cima, veniamo premiati dal bel panorama sulla costa cantabrica.
La pioggerellina si intensifica, ma resistiamo e non ci copriamo.
Optiamo per l’ombrello, senza coprirci con la mantella. In questi casi, cioè quando piove poco, è eccessiva perché ci fa sudare troppo e alla fine siamo più bagnati di sudore che di pioggia.
Quasi a Comillas, assistiamo per ben tre volte al passaggio di una gara di ciclismo. Tutti ciclisti molto giovani che correvano a velocità impressionanti, considerando anche le condizioni viscide dell’asfalto in quel momento.
Arriviamo a Comillas con un cielo carico di pioggia. La città ci accoglie col bel panorama sulla sua Playa.
L’immancabile selciato ci accompagna da subito verso il centro.
Appena nel centro storico, visitiamo la chiesa di San Cristóbal del XVII secolo.
Il borgo antico è pieno di negozi e turisti che, infreddoliti, si aggirano qua e là tra i vicoletti.
In un negozio di artigianato, noto per la prima volta da quando in Cantabria, le Albarcas, tipici zoccoli fatti in sol pezzo di legno, usati in passato dai contadini cantabrici.
Arriviamo al nostro albergo, in un bell’edificio antico, alle 12:45, dopo 21,1 km. percorsi. Il mio ginocchio ha retto, ne sono enormemente contenta.
La nostra stanza ha un bel panorama sui tetti di Comillas, con il Seminario Pontificio sullo sfondo.
Ci cambiamo velocemente ed usciamo alla ricerca di un ristorante che ci ispiri.
Ne scegliamo uno sulla piazza principale. Piazza circondata da caffè, bar, ristoranti, gelaterie.
Mentre usciamo dal ristorante, le campane iniziano a suonare meravigliosamente sopra le nostre teste.
Ritorniamo in albergo per riposarci e aspettare che la vita in paese riprenda dopo la siesta.
Visitiamo il Capricho di Antonio Gaudì, un insolito edificio del 1883 in stile modernista sperimentale.
Ceniamo al ristorante Castaños, l’unico aperto prima delle 8:30.
Buona notte a tutti!
21:54